Il Nebbiolo. Autoctono per eccellenza.

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Il nebbiolo può a ragione considerarsi il vitigno autoctono per eccellenza di alcuni territori italiani.

Infatti  il vitigno di cui vi racconto oggi è il Barolo.

Ops, mi sa che c’è un tranello dei miei. Il Barolo non è un vitigno, ma un vino, una denominazione di origine controllata e garantita. Il vitigno con cui si produce il barolo si chiama nebbiolo. Il nome ci riporta a paesaggi nelle Langhe immersi nella nebbia, ed infatti è un vitigno che matura tardi e la vendemmia può avvenire anche a fine ottobre quando con l’autunno arriva proprio anche la nebbia. Il nebbiolo è un vitigno elegante e delicato, difficile da coltivare, pretende le migliori esposizioni e il suo colore rosso risulta leggermente scarico.I profumi sono floreali da giovane e diventano molto fruttati con un eventuale invecchiamento.

E’ principalmente coltivato in Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta . Ed è talmente radicato a questi territori che tutti gli esperimenti per impiantarlo in altre zone hanno dato sempre risultati deludenti. Insomma lui è il vitigno autoctono per eccellenza e la sua migliore e più famosa espressione la troviamo nelle ristrettissime zone di Barolo e Barbaresco. Quando parliamo di Barolo parliamo di un prodotto straconosciuto in tutto il mondo. Anche se purtroppo ahimè non tutto il mondo sa dov’è il Piemonte. Per esempio in Cina per spiegare dove si produce il Barolo indicano quella parte d’Italia…più vicina alla Francia. E vabbè , i piemontesi se ne faranno una ragion! Tanto più che per veder nascere il Barolo ci vollero sul serio due francesi: la moglie dei marchesi Falletti di Barolo e il suo enologo (entrambi francesi )furono i primi a sperimentare in quei territori.

Il nebbiolo quando si tramuta in Barolo da elegante diventa aristocratico e possente.

Ecco perché in un primo periodo conobbe il fascino di certi ambienti particolarmente ricchi e rimase relegato proprio alla nomea di vino “troppo pretenzioso”: lo si regalava ma non lo si consumava. Quando nel 1980 avvenne ufficialmente il riconoscimento della DOCG molti piccoli vignaioli , che vendevano solo le uve ai grandi nomi, cominciarono a fare capolino. Decisero di vinificare in proprio pretendendo giustamente di mettere il nome “Barolo” anche sulle loro etichette. Oggi la storia e la fama di questo vino speciale è fatta non solo da grandi aziende ma proprio anche da questi più piccoli produttori che hanno un loro cru, un fazzoletto di terra, che contraddistingue la unicità del loro prodotto.

Il mio consiglio d’assaggio di oggi è un po’ particolare perché non è un nebbiolo e nemmeno un Barolo, o forse è più corretto dire che lo è entrambi… E’ un No Name, una etichetta di protesta dell’azienda Borgogno, un Nebbiolo che non può fregiarsi del nome Barolo solo per motivi diciamo burocratici ma la sostanza la troverete tutta nel bicchiere. Noi ci diamo appuntamento al prossimo vitigno.

Autore: Cecilia Miraglia

Diplomata presso l'Associazione Italiana Sommelier lavoro nel mondo del vino dal 2000, collaboro con enti , scuole e privati sperando di appassionare sempre più persone a questo affascinante mondo.

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