Salvo Foti e il consorzio di vignaioli.

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Non solo un consorzio ma una filosofia, quella di Salvo Foti e i Vigneri.

Siamo a quota 850.  “A Muntagna” , come è chiamato in zona da tutti il vulcano Etna, con la sua pietra nera trasmette calore, mitigato da una leggera brezza marina piacevole ed invitante.  Il terreno lavico stratificato è ricco di minerali e la coltivazione ad alberello  con i terrazzamenti serve ad evitare che le piogge abbondanti facciano franare tutto. A Muntagna può distruggere, ma senza di essa non potremmo parlare di vini come quelli di Salvo Foti.

I Vigneri era un’associazione nel 1435, poi inattiva per un lunghissimo periodo , è stata riscoperta da Mister Foti che sulle sue ceneri (è il caso proprio di dirlo) ha creato questo consorzio famoso in tutta la Sicilia. Anche perchè ne fanno parte diversi altri produttori sparsi in tutta la regione, accomunati da una filosofia: solo vitigni autoctoni. Infatti  sull’Etna Salvo cura personalmente il nerello mascalese, il nerello cappuccio e  la minnella . Ma anche  la grenache, vitigno importato dagli spagnoli ma di adozione siciliana perchè oramai ha attecchito nel territorio da centinaia di anni.

Il Palmento datato 1840 si trova a Milo in una zona molto vocata per la coltivazione del carricante che qui può fregiarsi della qualifica di Etna Bianco Superiore, un vino bianco capace di invecchiare per decenni.

Simone, l’appassionato figlio di mister Foti, mi accompagna per le vigne, si abbassa a raccogliere un granello di terra, anzi è un lapillo. Luccicante. ” Sono i minerali” mi spiega ” perchè questo terreno ha tutto ciò di cui l’uva ha bisogno per diventare vino”. Quando entriamo nel Palmento si apre uno spazio davvero suggestivo. E’ rimasto tutto intatto come quando l’uva veniva pestata con i piedi, e infatti un loro vino viene ancora prodotto in questa semplice e faticosa maniera. Sono gli unici sull’Etna ed è un giusto motivo di orgoglio.

A muntagna è bizzarra e capricciosa (forse per questo l’accezione è femminile?), il clima è un punto interrogativo più che in qualunque altro posto della regione. Può capitare che , per qualche avversa situazione climatica, bisogna saltare un anno per far uscire un vino buono. ” Non dobbiamo produrre per forza ” mi spiega Simone ” per poi abbassare il prezzo a causa della minore qualità. Male che vada il vino ce lo beviamo noi” . E questa mi pare una garanzia.

Lasciando il Palmento sotto il sole cocente delle 14 , Salvo mi omaggia un opuscolo da lui scritto dal titolo ” Come bere bene”. Ti ringrazio, lo leggerò di certo, ma io caro Salvo lo so come si beve bene. Altrimenti non sarei qui.

Godetevi queste foto del territorio e un video dove Simone ci racconta l’azienda.

Autore: Cecilia Miraglia

Diplomata presso l'Associazione Italiana Sommelier lavoro nel mondo del vino dal 2000, collaboro con enti , scuole e privati sperando di appassionare sempre più persone a questo affascinante mondo.

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