Giovane o vecchio. Anche il vino nasce, cresce e muore.

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La bottiglia di vino contiene un prodotto vivo, creato dalla natura in simbiosi con la mano dell’uomo, ha una sua durata o evoluzione e purtroppo può capitare anche che muoia . Sveliamo alcuni falsi miti sull’invecchiamento del vino e facciamoci aiutare dalle etichette.

Dire che l’argomento è immenso è un eufemismo ma cerchiamo di soffermarci sulle cose più importanti rimandando anche ad altri momenti per ulteriori approfondimenti.

Anche le viti hanno un’età

Nel nostro gergo chiamiamo immaturo un vino giovane che ancora non ha raggiunto le caratteristiche organolettiche definitive. Ciò significa che per vino giovane non si intende necessariamente un vino di vendemmia recente. Un Brunello, un Amarone, un Barolo che al momento in cui vengono messi in commercio la vendemmia è già passata da anni, possono risultare giovani ,acerbi senza una spiccata personalità. Bisogna attendere ancora qualche anno di affinamento in bottiglia nella propria personale cantina per degustarli nella loro migliore fase di maturità. Dunque intendiamo maturo un vino che ha sviluppato a pieno le sue potenzialità e va preferibilmente bevuto in breve tempo. Infine diamo una connotazione un po’ negativa all’accezione vecchio,come se il prodotto fosse andato oltre la sua migliore fase e avesse iniziato una parabola discendente verso il naturale declino e decesso.

Vitigno riesling

Viti di chardonnay

Leggiamo le etichette che ci danno sempre (o quasi) l’indicazione sull’anno della vendemmia ma stiamo attenti a non cadere nel classico tranello: il vino bianco deve essere dell’ultima vendemmia altrimenti è vecchio. E’ vero che il bianco non si presta all’invecchiamento come il rosso, a causa della scarsezza di tannini, ma contiene di solito anche una percentuale di anidride solforosa maggiore proprio per evitarne l’ossidazione veloce. Per esempio un vitigno come lo chardonnay  grazie al suo carattere un po’ neutro si presta bene all’invecchiamento in botte ,contenitore che a volte riesce anche a dargli connotazioni organolettiche che lo migliorano negli anni. Il vitigno bianco considerato più longevo per esempio è il riesling che se tenuto nelle giuste condizioni (vd “Come conservare il vino”) riesce a dare il meglio di sè anche dopo 15 anni, ma noi in Italia ne beviamo troppo poco e ne sappiamo ancora meno.

Prova: Duca di Salaparuta Bianca di Valguarnera anno 2013

Per lo spumante va fatto un discorso a parte perchè,soprattutto il metodo classico,segue una vinificazione particolare e si dice che la sua parabola discendente inizia dal momento della sboccatura che dovrebbe sempre essere scritta nella retroetichetta. Attenzione: la sboccatura non è la stappatura! Lo spumante viene sboccato in azienda e viene ritappato e prima di essere stappato definitivamente per il consumo dell’acquirente possono passare altri anni.

Per approfondire l’argomento vai a https://blog.frescodivigna.com/leggi-e-gusta/villa-rinaldi/

 

Autore: Cecilia Miraglia

Diplomata presso l'Associazione Italiana Sommelier lavoro nel mondo del vino dal 2000, collaboro con enti , scuole e privati sperando di appassionare sempre più persone a questo affascinante mondo.

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