Benvenuti nel mondo degli spumanti italiani! Non la solita storia trita e ritrita, ma un viaggio originale attraverso secoli di ingegno, passione e bollicine che hanno reso l’Italia una delle patrie indiscusse della spumantizzazione.
Preparatevi a scoprire aneddoti inattesi, figure dimenticate e le vere svolte che hanno plasmato il successo globale dei nostri amati vini effervescenti.
L’Alba Silenziosa: Molto Prima di Dom Pérignon
Quando si pensa alla storia dello spumante, la mente corre spesso alla Champagne e al monaco Dom Pérignon. Ebbene, la storia italiana ci riserva una sorpresa: tracce di rifermentazione in bottiglia, seppur casuali, si registravano già nel XVI secolo, ben prima che il benedettino francese iniziasse le sue sperimentazioni.
Documenti dell’epoca parlano di vini “pizzicanti” o “saltellanti”, considerati a volte difetti, a volte curiosità. La vera differenza stava nella mancanza di controllo e comprensione del processo. Non c’era ancora l’intenzione di produrre spumante, ma la natura, con la sua imprevedibilità, stava già seminando i semi.
L’Illuminismo e le Prime Intuizioni Scientifiche
Il XVIII secolo porta con sé un’ondata di curiosità scientifica che non risparmia il mondo del vino. In Piemonte, ad esempio, si inizia a studiare la fermentazione in modo più sistematico.
Figure come Giovanni Battista Vasco e Carlo Gancia (di cui parleremo in seguito) non solo assaggiavano, ma annotavano, osservavano e cercavano di riprodurre i fenomeni naturali.
È in questo periodo che si comincia a comprendere il ruolo degli zuccheri e del lievito, e l’idea di imbottigliare il vino prima della fine della fermentazione inizia a farsi strada come un’intuizione controllabile, non più solo un accidente.
Le prime bottiglie con tappo a fungo, seppur rudimentali, fanno la loro comparsa, segno di un’evoluzione nella chiusura e nella conservazione della pressione.
La Svolta Decisiva: Dalla Curiosità all’Industria
Il vero punto di svolta arriva nel XIX secolo, quando l’approccio alla produzione di spumante si trasforma da artigianale a proto-industriale. Qui entra in scena il già citato Carlo Gancia.
Dopo un periodo di apprendistato in Champagne, Gancia torna in Piemonte nel 1850 con un bagaglio di conoscenze e una visione chiara: produrre spumante con il “metodo champenoise“ (oggi metodo classico) utilizzando uve autoctone.
La sua perseveranza porta alla nascita del primo spumante italiano prodotto con metodo classico nel 1865, un Moscato Spumante. Non solo un prodotto, ma un’azienda, una filiera, un’intuizione commerciale. Gancia non è stato l’unico, ma il suo contributo fu fondamentale nell’industrializzazione del processo.
Contemporaneamente, in altre regioni, prendevano piede le prime sperimentazioni. In Veneto, ad esempio, si iniziava a valorizzare la Glera (allora Prosecco) per la produzione di spumanti veneziani più semplici e beverini, ma ancora lontani dalla complessità che avrebbero raggiunto.
Il Novecento: Crescita, Diversificazione e Nuovi Protagonisti
Il XX secolo segna l’esplosione dello spumante italiano. Non più solo un’imitazione, ma un prodotto con una propria identità e una vasta gamma di stili.
- Il Metodo Charmat (o Martinotti-Charmat): Inventato dall’italiano Federico Martinotti nel 1895 e brevettato dal francese Eugène Charmat nel 1907, questo metodo di rifermentazione in autoclave rivoluziona la produzione di spumanti a basso costo e di più rapida commercializzazione. È il metodo che porterà al successo mondiale il Prosecco. L’Italia, con la sua forte tradizione viticola, ne adotta rapidamente l’uso, democratizzando l’accesso allo spumante e rendendolo un’alternativa accessibile ai vini fermi.
-
La Nascita di Nuove Denominazioni e Stili
- Franciacorta: Negli anni ’60, in Lombardia, nasce il mito della Franciacorta. Qui, un gruppo di pionieri (tra cui Guido Berlucchi, Maurizio Zanella di Ca’ del Bosco e molti altri) decide di scommettere sul metodo classico con uve internazionali (Chardonnay, Pinot Nero) e autoctone (Pinot Bianco).
La visione era quella di creare uno spumante di altissima qualità, capace di competere con i grandi Champagne.
La rigorosità del disciplinare, la lunga permanenza sui lieviti e l’attenzione ai dettagli hanno fatto della Franciacorta un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale. - Trentodoc: Similmente, in Trentino, la tradizione spumantistica ha radici profonde. Negli anni ’90, la denominazione Trentodoc certifica la produzione di spumanti metodo classico da Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Meunier, in un territorio montano che conferisce ai vini una mineralità e freschezza uniche. Cantine come Ferrari hanno giocato un ruolo pionieristico e di leadership in questo percorso.
- Prosecco: L’evoluzione del Prosecco è una storia a sé stante. Da vino “sgarbato” a fenomeno globale. Dalla produzione locale e spesso frizzante, si è passati, soprattutto negli ultimi decenni, a una spumantizzazione in grande scala con il metodo Charmat.
La creazione delle DOCG Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore e Asolo Prosecco Superiore ha elevato la qualità e la reputazione del prodotto, differenziandolo dalla produzione più vasta e meno ambiziosa della DOC Prosecco. Il suo successo è dovuto alla sua piacevolezza, versatilità e rapporto qualità-prezzo imbattibile.
- Franciacorta: Negli anni ’60, in Lombardia, nasce il mito della Franciacorta. Qui, un gruppo di pionieri (tra cui Guido Berlucchi, Maurizio Zanella di Ca’ del Bosco e molti altri) decide di scommettere sul metodo classico con uve internazionali (Chardonnay, Pinot Nero) e autoctone (Pinot Bianco).
Il XXI Secolo: Innovazione, Sostenibilità e Identità Territoriale
Oggi, lo spumante italiano è un universo in continua espansione. La ricerca e l’innovazione non si fermano:
- Focus sulla Sostenibilità: Sempre più produttori adottano pratiche viticole e enologiche sostenibili, riducendo l’impatto ambientale e valorizzando la biodiversità.
- Vini Senza Solfiti Aggiunti: Una nicchia in crescita, che risponde alla domanda di prodotti più naturali e meno “intervenuti”.
- Spumanti da Vitigni Autoctoni Minori: Oltre ai “soliti noti”, c’è un’esplorazione di vitigni autoctoni meno blasonati che dimostrano un grande potenziale per la spumantizzazione, offrendo profili aromatici e gustativi unici e legati al territorio. Pensiamo ad esempio ad alcuni spumanti da Greco, Fiano, o persino Nero d’Avola in versione rosato.
- Il Ritorno alle Origini: I “Col Fondo”: In Veneto, in particolare nell’area del Prosecco, c’è un riscoperta dei “col fondo”, ovvero spumanti rifermentati in bottiglia con i lieviti esausti che rimangono sul fondo. Vini torbidi, rustici, ma di grande carattere e autenticità, che rappresentano un legame diretto con le origini della spumantizzazione spontanea.
La storia degli spumanti italiani non è solo la storia di bollicine, ma di uomini e donne che hanno saputo guardare oltre, innovare, e credere nel potenziale delle proprie terre.
Dal caso fortuito alla scienza, dall’artigianato all’industria, lo spumante italiano ha saputo evolvere mantenendo un legame indissolubile con le proprie radici e la ricchezza della biodiversità enologica del nostro Paese.