L’unica tragedia di Euripide che ha un lieto fine si chiama Alcesti.
Non per nulla la famiglia Paladino ha pensato che dietro un grande lavoro ci deve per forza essere un grande risultato e quindi un lieto fine. Ma qui non è finito alcunché. Anzi. Michele, braccio destro del marketing e della comunicazione, ci conduce non tanto dentro l’azienda ma dentro un sogno che si è realizzato nel 2003.
Il loro passaggio al biologico è stato fondamentale per dimostrare che si possono fare ottimi vini con rapporto qualità prezzo eccellente. Altrettanto importante l’acquisto di un macchinario per la microfiltrazione dell’azoto che aiuta il vino a restare inalterato con l’aggiunta minima di solforosa. Così preserviamo il vino ma anche la nostra salute. E non è poca cosa.
Inoltre l’azienda, in accordo con l’enologo Martinico, ha fatto una scelta ben precisa e controcorrente : barrique sì ma anche no. Ovvero, il legno deve assecondare il territorio e l’evoluzione naturale di un vitigno, altrimenti rischi di presentare un vino uguale a tanti altri e non la tua personale interpretazione. ” Se il vino lo sai fare ti viene bene anche senza legno” dice Michele ” ma se il legno lo sai dosare può diventare un valore aggiunto”.
Assaggiamo il Pas dose’ e mi è chiaro il perché se vuoi fare delle bollicine di qualità in Sicilia devi mantenere le vigne un po’ più interne rispetto al mare. E infatti sono le uniche vigne che non arrivano a lambire le coste.
La loro produzione spazia da prodotti per uno sbicchiaremento veloce a prodotti più impegnativi e strutturati. Insomma un po’ per tutti i palati ma sempre restando coerenti al disegno iniziale. D’altronde perseguire un progetto pulito e onesto è già un sogno che diventa realtà.
Godetevi il nostro amico Michele che in modo chiaro e semplice ci invita a bere Alcesti Ninfea.
Autore: Cecilia Miraglia
Diplomata presso l'Associazione Italiana Sommelier lavoro nel mondo del vino dal 2000, collaboro con enti , scuole e privati sperando di appassionare sempre più persone a questo affascinante mondo.
