Il cabernet sauvignon. L’amico delle sbronze.

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Il cabernet sauvignon è come il caro amico che chiami quando hai bisogno di divertirti e rilassarti senza pensieri.

Cari amici di fresco di vigna il vitigno di oggi è sicuramente un vostro caro amico di bevute e forse anche di sbronze. Il cabernet sauvignon.

Morbido ma robusto, tannico ma non troppo, rotondo e profumato, erbaceo ma anche mentolato, con retrogusto di lampone. Piace, piace tanto. Ma talmente tanto che a volte non ci rendiamo conto quanto ne stiamo bevendo. E l’ubriacatura è dietro l’angolo.

Questa varietà è oramai comunemente ritenuta originaria di Bordeaux, ma in realtà deriva dalla Vitis Biturica arrivata ai romani dall’Albania e dai soldati romani portata in Francia. Mentre in Italia probabilmente è arrivata intorno i primi del 1800. Arrivata insieme all’altra simile varietà: il cabernet franc. Quest’ultimo appare un po’ più selvatico e aggressivo, profondamente e ruvidamente erbaceo che si ingentilisce col passare degli anni.

Invece il cabernet sauvignon (per quanto sauvage voglia dire selvaggio) è un pochino più aristocratico, perché i toni erbacei sono anche da giovane smorzati da accattivanti profumi fruttati.  Inoltre il segreto del cabernet sauvignon è la sua eccezionale adattabilità, la capacità a mettere radici un po’ ovunque ci sia un clima temperato . Pur restando sempre sé stesso, riconoscibile, con una ben distinta personalità. Infatti abbiamo notevoli esempi di coltivazione riuscita in Cile , in Nuova Zelanda o in Australia, ma soprattutto in California, dove nella Napa Valley il cabernet Sauvignon è il fiore all’occhiello di tutti i produttori.

Ma tutti questi luoghi sono figli di un riuscitissimo esperimento tutto italiano. Infatti dovete sapere che prima degli anni ’80 in Italia era il cabernet franc  tra le due, la varietà ad avere la maggiore diffusione , soprattutto in Veneto e in Friuli. Ci fu una totale inversione di tendenza dopo il successo internazionale dei tanto amati ed odiati Supertuscans, Sassicaia e Tignanello gli apripista. Ovvero il Cabernet Sauvignon vinificato in uvaggio con il nazionalissimo Sangiovese  dava risultati impareggiabili in zone soprattutto della Toscana.

Da allora partì una corsa all’impianto di viti di cabernet sauvignon un po’ su tutta la penisola sperando di eguagliare i risultati della Toscana. Beh chiaramente non era possibile! Però questa corsa ha dimostrato quella adattabilità del vitigno di cui parlavo prima e oggi per esempio la Sicilia è una delle regioni più vocate per la coltivazione di cabernet sauvignon.

Per chi fosse interessato ad avere un quadro più approfondito dei SuperTuscans invito a leggere l’articolo del blog a loro dedicato. Mentre per chi volesse andare direttamente ad un assaggio consiglio l’australiano Penfolds Bin 389 in cui al Cabernet si accosta anche una quantità di Syrah (da loro chiamato Shiraz) in contrapposizione ( ma solo per prezzo)  al Cabernet Sauvignon  Tasca d’Almerita, il Cru Vigna San Francesco.

Per concludere, il cabernet sauvignon è come un caro amico che ci presta sempre la spalla su cui piangere o che ci strappa una risata se abbiamo bisogno di ridere. Mi raccomando, divertitevi con lui, ma poi ricordatevi che è anche alcol e che non dovete esagerare.

Noi ci vediamo Al prossimo vitigno.

Autore: Cecilia Miraglia

Diplomata presso l'Associazione Italiana Sommelier lavoro nel mondo del vino dal 2000, collaboro con enti , scuole e privati sperando di appassionare sempre più persone a questo affascinante mondo.

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