Bicchieri per il vino, e non solo.

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Al fine di gustare pienamente un vino, il bicchiere ha un’importanza fondamentale: la forma e la materia con cui è fatto devono essere totalmente subordinate alle esigenze del vino.

Nella storia sull’utilizzo dei bicchieri, c’è stato un periodo abbastanza lungo durante il quale la forma del recipiente ha avuto un ruolo cardine e, in genere, legato agli stili in voga nell’architettura e negli arredi della casa.

Agli inizi, poiché il vetro fu una scoperta dei Fenici circa duemila anni prima di Cristo, e per molto tempo, era più importante il contenitore, la forma dei bicchieri era lasciata alla fantasia dei loro creatori i quali si sbizzarrivano creando forme di tutti i generi per una finalità prettamente decorativa.

Successivamente, i primi artigiani a lavorare il vetro furono i maestri veneziani del Cinquecento, ma fu soltanto qualche secolo dopo, in Inghilterra, che venne scoperto che aggiungendo dell’ossido di piombo alla fusione del vetro si otteneva un materiale molto più brillante, capace di emanare un suono straordinariamente argentino. Fu la nascita del cristallo e da allora tutti i bicchieri importanti furono realizzati con tale metodo.

Regola primaria di un bicchiere di vino, di qualunque tipo sia, è il gambo lungo, che non ha solo una funzione estetica ma anzi tipicamente pratica. Infatti,  l’esame visivo ha l’esigenza di avere un bicchiere di cristallo il più trasparente possibile che non nasconda eventuali difetti del prodotto, che ci permetta di ammirare le varie gradazioni di colore e le lacrime e gli archetti che si formano. L’esame olfattivo necessita di un gambo lungo, cosicché la mano che regge il bicchiere sia a una distanza di sicurezza dal naso al fine di non influire sul profumo del vino,ma anche non trasmetta la nostra temperatura corporea soprattutto se si tratta di un vino bianco. Ancora oggi mi tocca assistere a sfilate di uomini e donne che vanno alle degustazioni di vino intrisi del nuovo profumo alla moda. Inconcepibile.

Detto questo, occorre dire che ogni tipo di vino richiede il suo bicchiere specifico.

Un buon esempio di bicchiere per vino spumante

Quando vado al bar o al ristorante e il cameriere esordisce con un :” Vi porto un prosecchino?”….già mi vengono i brividi e presagisco la forma del bicchiere in cui mi verrà servito. A parte questa ridicola usanza di vezzeggiare un prodotto famoso in tutto il mondo, almeno serviamolo in una flute elegante, stelo lungo, apertura un po’ stretta e fondo mediamente a punta. Qualcuno lo serve addirittura nel calice da vino bianco forse per dare più importanza ai profumi (cosa che può andar bene per un metodo classico, ma trovo un po’ esagerato per un prosecco metodo charmat), però così si penalizza il perlage : nel fondo a punta apprezzerete meglio la fontanella di bollicine che si crea.

Per il vino bianco e per il vino rosso vanno invece bene i calici classici, un po’ più panciuti nel caso del rosso, perchè il vino necessita di maggiore ossigenazione, oppure qualche vino bianco invecchiato ( oddio! cosa ho detto??? un vino bianco può invecchiare??? non si beve solo giovane????? rimando all’articolo “Giovane o vecchio. Anche il vino nasce cresce e muore.”).

Per i vini da meditazione , diciamo quelli molto dolci, il bicchiere non deve essere troppo capiente prima di tutto, perchè di solito la dose è limitata e un bicchiere che sembra mezzo vuoto non è mai un bel vedere. La forma ideale potrebbe essere quella detta a tulipano, con una leggera svasatura all’apertura per permettere proprio una evaporazione lenta ma costante dei profumi sicuramente impetuosi.

Per importanti distillati, come cognac e whisky , vanno bene i bicchieri stile balloon o simili a quelli che usiamo per l’acqua. Anche in questo caso la dose non deve essere eccessiva ma qualcuno potrebbe volerli allungare con un pochino di acqua o dei cubetti di ghiaccio, infatti nel caso della grappa, anch’essa distillato, va invece bene un bicchiere più piccino anche perchè i profumi hanno uno spettro meno ampio rispetto ad altri distillati.

E la famosa coppa di Champagne ,di cui oramai si parla solo nei negozi di lingerie….? In realtà andrebbe usata solo nel caso di spumanti dolci (stile Moscato d’Asti per intenderci), perchè i profumi sono molto delicati e il perlage non è lungo,  e per una motivazione più tecnica che romantica: le nostre papille gustative percepiscono il dolce in modo molto più netto nella zona centrale della lingua e l’acido ai lati, quindi è bene convogliare il prodotto anche ai lati ( cosa possibile con una coppa e non una flute) per evitare di sentire la totale stucchevolezza del dolce. Per la stessa ma opposta ragione vengono consigliate le flutes per servire uno spumante Brut.

Se tutto ciò vi è sembrato noioso sappiate che col vino avete poco a che fare, perchè queste sono semplici ma importantissime nozioni per apprezzare al meglio i prodotti che acquistate.

 

Autore: Cecilia Miraglia

Diplomata presso l'Associazione Italiana Sommelier lavoro nel mondo del vino dal 2000, collaboro con enti , scuole e privati sperando di appassionare sempre più persone a questo affascinante mondo.

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